MUSEO DEL COSTUME AL CASTELLO DI DONNAFUGATA

Il museo del costume o MUDECO si trova nei bassi del complesso edilizio del cosiddetto Castello di Donnafugata, costruzione che al contrario di quanto il nome possa far pensare, è una sontuosa dimora nobiliare del tardo ‘800 che sovrastava quelli che erano i possedimenti nella campagna ragusana, della ricchissima famiglia Arezzo De Spuches: l’edificio copre un’area di oltre 7500 metri quadrati su 3 piani in stile neogotico coronata da due torri laterali, ed è circondato da una grande parco.

PROGETTO ARCHITETTONICO E DI RECUPERO DEGLI SPAZI
Il progetto del MUDECO può avere due gradi di lettura separati: uno di esplicito restauro, l’altro di innesto contemporaneo. Il primo si pone come obiettivo il recupero del manufatto architettonico e di miglioramento della salubrità degli ambienti con un approccio conservativo; il secondo riguarda l’innesto di microarchitetture in grado di assolvere alle funzioni del nuovo museo.
Riguardo al restauro conservativo, in accordo con la Soprintendenza, quando necessario sono state effettuate sostituzioni degli intonaci con l’utilizzo di malte a base di calce idraulica; sono state trattate tutte le superfici intonacate con una velatura superficiale a base di puro grassello di calce in pasta con pozzolane, esente da cementi, tesa ad evitare lo sfarinamento; sono state mantenute le volte in pietra a vista, in buono stato, e le volte in gesso.
La strategia degli innesti di microarchitetture ha stabilito che ogni elemento aggiunto dovesse avere un carattere di estrema riconoscibilità, versatilità funzionale e nello stesso tempo di facile smontaggio. I dispositivi architettonici predisposti affrontano lo spazio in modo innovativo e flessibile, in accordo con la curatela della Collezione esposta.
Alle cosiddette “gabbie”, dotate di una struttura metallica autonoma costituita da pilastri scatolari in ferro appoggiati al pavimento, sono installate le luci e i tendaggi in velluto ignifugo naturale COEX, che risolvono il problema dell’oscuramento della luce naturale e ammorbidiscono la percezione dello spazio. Il sistema non intacca la struttura muraria, oscura le bucature esistenti, ovatta l’ambiente, sorregge l’impianto d’illuminazione, direziona il flusso dei visitatori, enfatizza la Collezione esposta.
Un progetto illuminotecnico redatto appositamente ha quindi garantito in ogni ambiente l’illuminazione necessaria al percorso e alla valorizzazione dei manufatti esposti. All’interno della struttura sono alloggiati dei binari elettrificati e possono essere inseriti dei mini spot direzionabili a fascio di luce diretta, dislocati di volta in volta a seconda delle esigenze dell’allestimento.
A corredo, sono stati disegnati ulteriori dispositivi espositivi, come teche e pedane.
L’intervento assume dunque un valore comunicativo molto forte rivelando messaggi e rimandi più o meno espliciti lungo tutto il percorso: il setto iniziale attira i visitatori segnalando il MuDeCo con il colore; le “gabbie” sono un richiamo alla gonna elisabettiana e alla reinterpretazione e stilizzazione della struttura in crinoline; i colori dei tendaggi che si alternano alla pietra a vista sottolineano la teatrale reinterpretazione degli spazi. Tutti i dispositivi introdotti risolvono quindi problemi funzionali e distributivi senza camuffare o nascondere l’esistente: le strutture non negano infatti l’antica architettura ma la rendono percepibile in modo del tutto inaspettato.

LA COLLEZIONE
Il Museo del Costume ospita la Collezione di abiti e accessori antichi “Gabriele Arezzo di Trifiletti” e offre una importante e rara panoramica sulla moda dagli inizi del Settecento alla metà del Novecento, illustrandone i mutamenti della foggia e dei tessuti. L’importanza della Collezione e la sua completezza fanno sì che questo patrimonio, ora di proprietà pubblica grazie all’acquisizione da parte del Comune di Ragusa, diventi una fonte preziosa di informazioni per addetti e studiosi del settore oltre che assurgere a nuovo polo di attrazione turistica.
La Collezione è infatti stata dichiarata di eccezionale interesse etnoantropologico ai sensi dell’art.10 D.L.42/04 e dell’art.2 della L.R n.80/77, in quanto “costituisce espressione e testimonianza della moda siciliana dal XVIII al XX secolo e la sua salvaguardia assume il preciso significato di recupero di una identità umana e sociale rappresentata dall’abbigliamento, prezioso connotato culturale della storia individuale e collettiva del territorio siciliano”.
I reperti sono 2782 come certifica, per numero, tipologia e stato, l’inventario regionale che fu verificato, elemento per elemento, da personale comunale e della Sovrintendenza di Ragusa. La Collezione è composta da 460 abiti completi; 695 singoli indumenti; 1555 accessori moda; 72 elementi di oggettistica varia tra cui prodotti per la cosmesi, utensili per il ricamo e il cucito, e, tra gli altri, una singolare sedia parto e una curiosa vasca da bagno da viaggio. Tra i reperti figurano manufatti appartenuti a personaggi illustri come gli abiti degli storici Michele Amari di Sant’ Adriano ed Emerico Amari, del musicista Pietro Floridia, del barone Corrado Arezzo di Donnafugata e di altri esponenti della famiglia che rivestirono cariche prestigiose. Di notevole interesse risultano alcuni abiti appartenuti alla Contessa Concepciòn Lombardo, moglie del Generale Miguel Miramòn morto a fianco dell’imperatore d’Asburgo nel 1867 a Querétaro (Messico), un altro appartenuto a Donna Franca Florio (1873-1950), un redingote di Vincenzo Bellini.
Tra le curiosità che sottolineano l’importanza della Collezione a livello internazionale si ricordano: il vertice del G8 de L’Aquila del 2009, dove per descrivere l’ “Eccellenza della Moda” si selezionò ed espose l’abito di gala appartenuto alla baronessa Maria Ciaceri Romeo; il G7 di Taormina del 2017, dove a rappresentare la Sicilia fu scelto l’abito datato 1859 che aveva ispirato il costume di scena indossato da Claudia Cardinale nel film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
La Collezione, ritenuta tra le più vaste e ricche a livello nazionale ed europeo anche per rarità, unicità, varietà e qualità, è oggi conservata in sale e in depositi dotati di un moderno sistema di climatizzazione che garantisce il rispetto dei parametri atti alla conservazione dei reperti. L’allestimento prevede periodiche rotazioni degli abiti esposti con altri conservati nei depositi; un processo che si rende necessario per la conservazione dei tessuti sottoposti a un eccessivo “stress statico” da esposizione su manichino.


luogo: Castello di Donnafugata, Ragusa
anno: 2020
cliente: Comune di Ragusa
progetto del restauro architettonico, del percorso espositivo-museale, di illuminazione e allestimento scenico. Design delle teche e degli espositori
arch. GIUSEPPE GURRIERI
arch. NUNZIO GABRIELE SCIVERES



Design Team:
Giuseppe Gurrieri
Nunzio Gabriele Sciveres
Valentina Occhipinti
Giulia Filetti
Fabrizio Camillieri
Giuseppe Iacono
Salvatore Barrano
Alessandro Bontà
Enrico Ravalli

Progetto grafico
BeStudio

Calcolo strutture
ING. GIANCARLO DI MARTINO

Progetto illuminotecnico
ARCH. VALENTINO GIUNTA

Progetto impianti
ING. MICHELE OTTAVIANO

Main Contractor
IMPRESA GURRIERI, IMECO

Impianto elettrico
Elettro Tecnology

Fornitori
OMET Opere in ferro e di falegnameria
COEX tendaggi
AGORA’ confezionamento tendaggi

foto: Francesco Caristia