Casa GGM
Casa GGM fa parte del progetto A2M Social Housing a Marina di Ragusa.
Questo alloggio, caratterizzato da un ampio giardino che lo circonda su tre lati, si sviluppa su due livelli.
Il piano terra presenta una pianta libera dove tutte le funzioni sono contenute all’interno di due “iperarredi” che si fronteggiano definendo i diversi ambienti:
– un blocco cucina, come un grande armadio, divide i servizi dal resto dello spazio;
– una grande libreria nel soggiorno, schermata da grandi pareti scorrevoli in betulla, permette configurazioni sempre diverse.
Il primo piano ospita tre stanze da letto e due bagni.
La pavimentazione interna è in mattoni di pastina di cemento ricoperta di resina poliuretanica trasparente, la struttura della scala è in acciaio laccato di bianco, le pedate sono in betulla sbiancata e la ringhiera, così come i frangisole, è in lamiera microforata laccata di bianco.
Tutti gli arredi sono realizzati su disegno in betulla sbiancata ed MDF laccato bianco.
All’esterno i percorsi di distribuzione e le terrazze sono realizzati in cemento lisciato contenuto da pietra tunisina; le pergole, sui due fronti longitudinali, schermano le bucature principali e sono realizzate in ferro zincato smaltato di bianco con copertura di bamboo.
Sulla terrazza a nord una quinta rivestita da una miscela di piastrelle di Caltagirone smaltate e appartenenti a epoche diverse, scherma un vano tecnico e le docce esterne.
Su questa parete si appoggia il mobile della cucina esterna che, così come il tavolo, ha una struttura in acciaio e i piani in cemento e graniglia.
luogo: Marina di Ragusa, Ragusa (I)
anno: 2012
progetto preliminare: Nunzio Gabriele Sciveres
progetto definitivo: Giuseppe Gurrieri, Nunzio Gabriele Sciveres
progetto esecutivo: Giuseppe Gurrieri, Nunzio Gabriele Sciveres
direzione lavori: : Giuseppe Gurrieri, Nunzio Gabriele Sciveres
collaboratori: Dario Gulino, Valentina Occhipinti
impresa esecutrice: INFISUD s.r.l. – POSA group (Giovanni Agosta e co. Ragusa)
arredi: LAB 2.0 (Salvatore Lacognata, Ragusa)
foto: Filippo Poli